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Diremo io o noi? Sentieri per varcare la notte

La famiglia di Anna Francesca Trevisan, con il Patrocinio delle ACLI di Bergamo, della Fondazione Angelo Custode, del Centro Salesiano don Bosco di Treviglio, dell’Associazione Genitori AGE Castello, dell’Ufficio della Pastorale Scolastica della Diocesi di Bergamo e con il Patrocinio del Comune di Castel Rozzone, della Provincia di Bergamo e della Regione Lombardia, ha promosso la seconda edizione del Concorso Letterario “Premio Anna Francesca Trevisan”.
L’iniziativa era destinata a studenti frequentanti le scuole secondarie di primo e secondo grado e si poneva come finalità quella di stimolare nei giovani autori il desiderio di partecipare da protagonisti alla vita comunitaria, per vivere una vita dal “peso specifico” elevato, proprio come quella della piccola Anna Francesca. Le adesioni anche quest’anno sono state numerose e hanno dimostrato una volta ancora il desiderio di ragazze e ragazzi di mettersi in gioco, soprattutto su temi importanti che li coinvolgono in prima persona.
Nella sezione “Giovani”, riservata agli studenti della Scuola Secondaria di Secondo Grado, anche quest’anno ha ottenuto il primo premio Valentina Comotti, studentessa di Terza Classico del Centro Salesiano “Don Bosco” di Treviglio.
Presentiamo alcune riflessioni di Valentina sul tema proposto dal “Premio Anna Francesca Trevisan”.
In un mondo in cui è già stato raccontato tutto, un’aspirante scrittrice è sempre alla ricerca di una fonte d’ispirazione originale. Tra la retorica e l’illuminazione c’è solo l’oscillazione di un pendolo. Come spiegare, dunque, dove termina l’“io” e inizia il “noi”, tema sul quale Anna Francesca quest’anno ci ha invitati a riflettere? Riconosco di essere geneticamente dotata di una sfrenata fantasia ma volutamente, questa volta, non mi ci sono aggrappata, non ce n’è stato bisogno. È nato in questo modo “L’assioma di Gibran”, da una ragazza con troppi sogni e poco senso pratico, che di fronte ai misteri dell’Universo sceglie di raccontare storie semplici. Le nostre vite sono quotidianamente segnate dalla scelta tra un “io” e un “noi”, tra l’individualismo e l’abnegazione, tra l’isolamento e la condivisione. Spesso sono scelte che non cambiano le nostre esistenze, talvolta invece impattano profondamente su di esse. A volte non sono neppure vere e proprie scelte ma inconsapevoli abitudini mentali ad anteporre sé stessi agli altri. Per questo ho affidato le mie riflessioni a persone comuni, in cui molti sicuramente possono ritrovarsi. Un quadretto familiare sbiadito perché non tutte le figure sono messe a fuoco e in primo piano. Un evento inaspettato fa emergere equilibri interrotti, che una seria presa di coscienza porta poi a ricomporre. Gli assiomi sono principi evidenti di per sé, verità che non devono essere dimostrate, punto di partenza di ogni teoria. Qual è dunque l’assioma di Gibran, quello che ho battezzato con il nome del celebre poeta e di cui, anni fa, ho ritrovato la bellissima poesia che cito fra i ricordi di nozze dei miei genitori? Non me ne vogliano filosofi e matematici per l’uso, sicuramente improprio, di questo termine! Ogni individuo è un essere unico e speciale, una retta infinita, che appartiene ad un insieme, in matematica, un fascio improprio di infinite rette parallele che non si incontreranno mai, ma che hanno tutte la stessa direzione. Il fascio è l’insieme, il “NOI”, che esiste perché formato dai singoli “IO” ma sta al di sopra di essi perché li comprende in un tutt’UNO che, a sua volta, è qualcosa di unico e speciale ed è ragione dell’esistere degli “IO”. E questo “NOI”, generatore di “IO”, altro non è che la forza dell’Amore, la comunione di affetti e progetti, che non annulla ma esalta i singoli “IO” e li sprona a vivere con passione e coraggio. Tutto ciò è un assioma, perché l’Amore non richiede alcuna dimostrazione logica o matematica. Lo si prova e basta: l’amore, a volte incomprensibile, fra due persone, l’amore incommensurabile ed eterno dei genitori verso i figli, l’amore devoto per un credo religioso, l’amore passionale per uno sport o un hobby e quello, senza confini temporali e geografici, per la cultura, di cui Anna Francesca anche quest’anno è stata portatrice.