News

Educazione alla cittadinanza economica: primo premio nazionale agli studenti della scuola superiore

Matteo presenta l’iniziativa organizzata dal Museo del Risparmio di Torino, nella quale il suo gruppo di lavoro ha ottenuto il primo premio a livello nazionale con un elaborato, rigoroso e al tempo stesso creativo, sulle Stablecoin.

Negli ultimi anni, il mondo dell’economia, complici la sua sempre più radicale conversione al digitale e l’avvento delle famigerate criptovalute, è divenuto sempre più articolato e, agli occhi dei non addetti ai lavori, quasi astruso, al punto da convincere i più che si tratti di qualcosa che, in fondo, non ci riguarda poi tanto. In realtà, a pensarci bene l’economia è una delle discipline che più ci toccano da vicino: l’etimologia stessa della parola “economia” (dal greco, “amministrazione della casa”) ci insegna che essa gioca un ruolo fondamentale nella nostra vita di tutti i giorni, tanto che tutti dovremmo possedere un’adeguata educazione economica.

È stato proprio questo lo spirito con cui il Museo del Risparmio di Torino ha proposto questa bella iniziativa per le scuole superiori, ovvero una serie di corsi, che sono al tempo stesso gare a livello nazionale, a tema economico, ognuno dedicato ad un argomento specifico, dalla durata di tre incontri ciascuno: in occasione del primo, attraverso la formula della lezione frontale, vengono date ai ragazzi alcune nozioni fondamentali riguardo al tema che si sta trattando (nel nostro caso, la storia dell’evoluzione della moneta, dalle sue forme più embrionali al tempo dei Greci e dei Romani fino al concetto moderno di criptovalute); sempre in questo primo incontro i ragazzi vengono divisi in gruppi e viene assegnato loro un tema sul quale dovranno lavorare nelle settimane successive attraverso la realizzazione di un Project Work, cioè di un elaborato multimediale, che sia quanto più possibile accurato e, al tempo stesso, creativo; nel secondo incontro gli elaborati vengono presentati dai ragazzi e valutati da una commissione di esperti del Museo; infine, nel terzo incontro vengono premiati gli elaborati migliori e c’è la possibilità di porre delle domande ad un esperto, un professore universitario nel nostro caso.

Il mio gruppo ha lavorato sul tema delle Stablecoin: per dirla brevemente, si tratta di valute che operano nel mondo cripto, così come, del resto, le criptovalute tradizionali (quelle che sentiamo tanto spesso nominare, il Bitcoin per intenderci), ma che, al contrario di queste ultime, esposte ad un’elevatissima ed imprevedibile volatilità, hanno un valore stabile, da cui il nome “Stable-coin”, dal momento che sono connesse al valore di un’altra valuta, ad esempio il dollaro, che è gestita da una banca centrale.

Verrebbe da chiedersi: come trasformare un tema così (apparentemente) noioso in una presentazione accattivante ed interattiva? È stato questo il quesito che ci siamo posti sin da subito e in direzione del quale abbiamo incanalato tutti i nostri sforzi. Penso che sia stata proprio questa la chiave che ci ha permesso di vincere, ebbene sì, il primo premio a livello nazionale: ad un certo livello della competizione, non è più solo l’accuratezza dell’elaborato a determinarne la vittoria, ma anche la creatività e la capacità di suscitare la curiosità dello spettatore. Devo dire che, da questo punto di vista, tutti i gruppi del nostro Istituto hanno fatto un lavoro davvero egregio.

A mio parere si è trattato, in generale, di un’esperienza estremamente formativa, e le esperienze formative sono tali solo se non si limitano a scalfire la superficie ma scendono in profondità, ci muovono qualcosa dentro. Infatti, la cosa più importante che abbiamo imparato grazie a questo Project Work non sono tanto le nozioni teoriche su criptovalute e compagnia bella, quanto piuttosto l’approccio critico e l’attitudine di curiosità verso un argomento che troppo spesso appare distante e inaccessibile, mentre, per riprendere quanto si è detto nell’introduzione, può avere moltissimi risvolti positivi nel concreto, nella nostra vita di tutti i giorni.

Inoltre, è stata un’ottima occasione per allenarsi a lavorare in gruppo e, soprattutto, a stare in un gruppo in cui ci sono diverse persone motivate e competitive: solo se mettiamo da parte quell’infruttuoso “faccio io” che a volte rischia di accecarci e optiamo per un saggio, nonché infinitamente più produttivo, “facciamo noi” possiamo sperare di creare qualcosa di veramente speciale. Matteo