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Antigone di Sofocle

II 17 novembre gli studenti del triennio del Liceo classico sono andati a vedere la tragedia dell’Antigone, rappresentata nella Casa di Reclusione di Opera. Il nostro pomeriggio si è svolto così. Dopo aver pranzato a scuola, ci siamo recati a Opera e una volta arrivati abbiamo aspettato di entrare nella struttura. Si percepiva subito di essere in un carcere, sia dai lunghi corridoi semi vuoti, che incutevano un certo timore, sia dall’aria di cupezza trasmessa dalla struttura stessa, ma, appena entrati nel piccolo teatro del carcere, tutto è cambiato. La cupezza e il timore sono svaniti dando spazio a tutte quelle emozioni che possiamo percepire quando vediamo un’opera teatrale interpretata benissimo e che ti lascia senza fiato. Sin dall’inizio mi sono emozionata a vedere le due sorelle, Antigone e Ismene, che discutevano per l’annuncio della legge riguardante il divieto di sepoltura del loro fratello Polinice (essendo andato in armi contro la propria polis, Tebe) fino alla fine, quando il re Creonte, dinanzi ai corpi defunti del figlio Emone e della moglie Euridice, invoca la morte anche per sè. Successivamente alla visione della tragedia, si è dato spazio a chi volesse esprimere le proprie considerazioni, i propri dubbi o semplicemente i propri pensieri. I primi a prendere parola sono stati i detenuti, sì perché oltre a noi ragazzi, a vedere la tragedia, c’erano sia degli studenti dell’Università Cattolica di Milano sia alcuni carcerati, i quali hanno espresso delle riflessioni sul valore generale delle leggi. Nel tragitto del viaggio di ritorno, parlando con i miei compagni di classe, ho realizzato che anche loro avevano provato le stesse mie emozioni: in particolare ciò che ci è piaciuto di più è stato il fatto di come i personaggi entrassero o uscissero, a seconda della scena, proprio da dove eravamo seduti noi. Questo può sembrare un dato di poco conto, ma in realtà non lo è, proprio perché così facendo ci siamo sentiti un tutt’uno con la storia. Oltre a questo particolare è da sottolineare non solo la bravura di tutti gli attori della compagnia ma anche di tutti coloro che sono stati “dietro le quinte” e che hanno reso tutto questo possibile. Da parte di tutti la richiesta è stata unanime, cioè il desiderio di ritornare tutti insieme a vedere un’altra opera teatrale. Daria